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Impact of cell phone use on men's semen parameters


T. Gutschim B. Mohamad Al-Ali, R. Shamloul, K. Pummer, H. Trummer


Uno studio retrospettivo condotto da ricercatori canadesi ed austriaci è stato portato avanti con l’obiettivo di determinare i potenziali effetti dell’utilizzo del telefono cellulare sui parametri biologici caratterizzanti la fertilità maschile. Questo tipo di indagini partono dalla ipotesi che l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai telefoni mobili possa in qualche modo creare problemi a livello di corretto funzionamento biologico dell’apparato riproduttivo maschile. Questa tematica al momento rientra tra gli obiettivi primari di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, unitamente agli effetti della esposizione su bambini, adolescenti e soggetti professionalmente esposti.


Nello specifico, sono stati esaminati 2110 volontari con età media pari a 31 anni che dal 1993 al 2007 sono stati in cura presso una clinica per l’infertilità per una serie disparata di problemi. Dai volontari sono stati esclusi i fumatori, i consumatori di alcool, e i pazienti affetti da patologie sistemiche o varicocele. I volontari sono stati poi suddivisi in due differenti gruppi in base all’utilizzo o meno del telefono cellulare: 991 utilizzatori (gruppo A) contro 1119 non utilizzatori (gruppo B). Le analisi sono state condotte esaminando sia numero e morfologia degli spermatozoi, sia i livelli nel sangue di alcuni ormoni quali il testosterone, l’ormone follicolo stimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH) e la prolattina (PR).


Dalle analisi effettuate, sono state evidenziate alterazioni patologiche nella morfologia degli spermatozoi nel 68% dei volontari appartenenti al gruppo A, e nel 58% dei pazienti del gruppo B.

Inoltre la percentuale di spermatozoi con anomalie morfologiche è risultata maggiore nel gruppo degli utilizzatori rispetto ai non utilizzatori di telefono (45% contro 27%).


Per quanto riguarda la conta degli spermatozoi non sono invece state osservate differenze significative nei due gruppi.


Dalle analisi dei profili ormonali, sono state riscontrate differenze tra i due gruppi nei livelli di testosterone che tendevano ad essere significativamente più elevati negli utilizzatori di telefono cellulare ed LH, per il quale invece si è registrata la tendenza opposta, mentre i valori di FSH e PRL sono risultati simili.


I risultati ottenuti da questo studio hanno evidenziato una significativa riduzione della qualità spermatica negli utilizzatori di telefono cellulare, incluse alterazioni nella motilità e nella morfologia. Al contrario, l’esposizione alle radiofrequenze emesse dai cellulari sembra non avere effetti sulla conta spermatica totale, e ciò può costituire un indice del fatto che alcune funzioni testicolari rimangano inalterate in seguito all’esposizione.


Sebbene i meccanismi che stanno alla base di effetti queste variazioni non siano del tutto conosciuti,si può ipotizzare che ci sia un effetto specifico dovuto alla esposizione ai campi elettromagnetici, o che si tratti semplicemente dell’esito di un surriscaldamento locale, o della combinazione di entrambi.


Si può però ipotizzare che essi, sia direttamente che indirettamente, possano agire a livello dell’apparato riproduttivo maschile causando danni quali modifiche a livello della cromatina degli spermatozoi, alterazioni nella spermatogenesi e a livello di DNA spermatico.


Altre ipotesi speculative riguardano i livelli di stress che, come ampiamente dimostrato nella letteratura scientifica, possono inficiare la qualità spermatica e condurre alla infertilità maschile; è noto infatti che i soggetti utilizzatori di cellulare sono spesso sottoposti a livelli di stress superiori rispetto ai non utilizzatori, questo potrebbe a sua volta contribuire a tutte le anomalie fin qui descritte.


Tuttavia, ulteriori studi si rendono necessari allo scopo di ottenere risultati maggiormente conclusivi sull’argomento e a costruire eventualmente una curva dose detrimento che, in questo studio di carattere retrospettivo non è stato possibile ottenere.

Pubblicato su: Andrologia, Volume 43, 312-316, 2011


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