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Zoppetti N, Andreuccetti D, Bellieni C, Bogi A, Pinto I.
Nell'ultimo decennio l'utilizzo dei computer portatili ha raggiunto una grande diffusione in tutto il mondo, sia negli ambienti lavorativi che nelle abitazioni private; grazie alla mancanza di una strumentazione fissa, il computer può essere spostato dalla postazione iniziale e questo può comportare un utilizzo errato in stretta vicinanza con il corpo.
Dal momento che i computer portatili ed i loro alimentatori costituiscono una fonte di campi elettromagnetici a bassa frequenza, l'attenzione di questo recente studio si pone principalmente sui potenziali rischi per le donne in gravidanza che utilizzano il portatile appoggiandolo al grembo.
I campi a 50 Hz emessi dai computer portatili e dai loro alimentatori sono caratterizzati da una componente magnetica che presenta forme d'onda non sinusoidali a carattere anche impulsivo.
Per valutare la densità di flusso magnetico i calcoli sono stati fatti non solo in termini di ampiezza del segnale, ma anche applicando il metodo del picco pesato introdotto dall'ICNIRP nel 2003 per la valutazione della esposizione in presenza di segnali con componenti non sinusoidali.
Nello studio, sono stati analizzati i campi emessi da 5 modelli differenti di computer portatile, e, per il modello caratterizzato dall'emissione più elevata, è stata portata avanti un'analisi numerica maggiormente approfondita, attraverso l'utilizzo di metodi matematici per il calcolo della densità di corrente e del campo elettrico in situ su modello di donna in gravidanza e feto.
Le correnti indotte e le quantità fisiche e dosimetriche rilevanti sono state valutate, utilizzando un modello che prevede condizioni di campo quasi statico, attraverso un metodo sviluppato all'uopo dagli autori che viene presentato in modo dettagliato nell'articolo.
Pubblicato su: Prog Biophys Mol Biol. il 15 ottobre 2011
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Deltour, Isabelle; Auvinen, Anssi; Feychting, Maria; Johansen, Christoffer; Klaeboe, Lars; Sankila, Risto; Schüz, Joachim
Il glioma è un tumore maligno che può colpire, in vari modi, il sistema nervoso centrale; alcuni studi epidemiologici hanno messo in evidenza un aumento del rischio di insorgenza di questa patologia associato all’utilizzo del telefono cellulare.
I ricercatori hanno esaminato i registri dei tumori di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, al fine di appurare se nel periodo 1979-2008 si fosse verificato un aumento in numero dei casi di glioma diagnosticati; tale aumento, potrebbe essere imputabile all’utilizzo dei telefoni cellulari, diffusosi in modo massiccio a partire soprattutto dalla fine anni ’90.
Sono stati analizzati, tramite metodi di regressione statistica e simulazioni numeriche effettuate partendo dall’ipotesi di vari scenari di associazione positiva tra utilizzo del telefono cellulare ed insorgenza del tumore, 35.250 casi di glioma diagnosticati in pazienti, uomini e donne, di età compresa tra 20 e 79 anni.
Gli andamenti nel tempo non hanno messo in evidenza nessun incremento nei casi di glioma diagnosticati nel periodo 1979 - 2008, questo è valido sia per gli uomini, sia per le donne, sia se si considera la suddivisione in fasce d’età.
L’incidenza infatti è rimasta stabile sui 1175 casi medi all’anno, con un incremento, fisiologico, nelle fasce di età più avanzata.
Una eventuale associazione tra utilizzo del telefono cellulare ed aumento dell’incidenza di glioma avrebbe dovuto tradursi in un aumento dei tassi di rilevanza per questa famiglia di tumori nel periodo oggetto di indagine, caratterizzato da un sempre più elevato utilizzo del telefono cellulare.
I risultati dell’indagine portata avanti invece si sono mostrati pienamente in linea con i risultati degli studi in cui non veniva riscontrata alcuna associazione.
La conclusione tratta dai ricercatori, sulla base di questo studio, è una conferma della non associazione già rilevata in altri studi epidemiologici precedenti. Questo potrebbe significare una assenza di associazione tra utilizzo del telefono cellulare ed incidenza di glioma, la presenza di bias legati soprattutto alla metodologia finora seguita negli studi epidemiologici che risente molto di eventuali distorsioni del ricordo soprattutto per quanto riguarda i tempi di utilizzo del terminale mobile, ed infine una possibilità che i tempi di latenza di questi tumori non siano ancora perfettamente noti e comunque superiori ai 10-12 anni.
Pubblicato su: Epidemiology, Volume 23, Numero 2, Marzo 2012
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T. Gutschim B. Mohamad Al-Ali, R. Shamloul, K. Pummer, H. Trummer
Uno studio retrospettivo condotto da ricercatori canadesi ed austriaci è stato portato avanti con l’obiettivo di determinare i potenziali effetti dell’utilizzo del telefono cellulare sui parametri biologici caratterizzanti la fertilità maschile. Questo tipo di indagini partono dalla ipotesi che l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai telefoni mobili possa in qualche modo creare problemi a livello di corretto funzionamento biologico dell’apparato riproduttivo maschile. Questa tematica al momento rientra tra gli obiettivi primari di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, unitamente agli effetti della esposizione su bambini, adolescenti e soggetti professionalmente esposti.
Nello specifico, sono stati esaminati 2110 volontari con età media pari a 31 anni che dal 1993 al 2007 sono stati in cura presso una clinica per l’infertilità per una serie disparata di problemi. Dai volontari sono stati esclusi i fumatori, i consumatori di alcool, e i pazienti affetti da patologie sistemiche o varicocele. I volontari sono stati poi suddivisi in due differenti gruppi in base all’utilizzo o meno del telefono cellulare: 991 utilizzatori (gruppo A) contro 1119 non utilizzatori (gruppo B). Le analisi sono state condotte esaminando sia numero e morfologia degli spermatozoi, sia i livelli nel sangue di alcuni ormoni quali il testosterone, l’ormone follicolo stimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH) e la prolattina (PR).
Dalle analisi effettuate, sono state evidenziate alterazioni patologiche nella morfologia degli spermatozoi nel 68% dei volontari appartenenti al gruppo A, e nel 58% dei pazienti del gruppo B.
Inoltre la percentuale di spermatozoi con anomalie morfologiche è risultata maggiore nel gruppo degli utilizzatori rispetto ai non utilizzatori di telefono (45% contro 27%).
Per quanto riguarda la conta degli spermatozoi non sono invece state osservate differenze significative nei due gruppi.
Dalle analisi dei profili ormonali, sono state riscontrate differenze tra i due gruppi nei livelli di testosterone che tendevano ad essere significativamente più elevati negli utilizzatori di telefono cellulare ed LH, per il quale invece si è registrata la tendenza opposta, mentre i valori di FSH e PRL sono risultati simili.
I risultati ottenuti da questo studio hanno evidenziato una significativa riduzione della qualità spermatica negli utilizzatori di telefono cellulare, incluse alterazioni nella motilità e nella morfologia. Al contrario, l’esposizione alle radiofrequenze emesse dai cellulari sembra non avere effetti sulla conta spermatica totale, e ciò può costituire un indice del fatto che alcune funzioni testicolari rimangano inalterate in seguito all’esposizione.
Sebbene i meccanismi che stanno alla base di effetti queste variazioni non siano del tutto conosciuti,si può ipotizzare che ci sia un effetto specifico dovuto alla esposizione ai campi elettromagnetici, o che si tratti semplicemente dell’esito di un surriscaldamento locale, o della combinazione di entrambi.
Si può però ipotizzare che essi, sia direttamente che indirettamente, possano agire a livello dell’apparato riproduttivo maschile causando danni quali modifiche a livello della cromatina degli spermatozoi, alterazioni nella spermatogenesi e a livello di DNA spermatico.
Altre ipotesi speculative riguardano i livelli di stress che, come ampiamente dimostrato nella letteratura scientifica, possono inficiare la qualità spermatica e condurre alla infertilità maschile; è noto infatti che i soggetti utilizzatori di cellulare sono spesso sottoposti a livelli di stress superiori rispetto ai non utilizzatori, questo potrebbe a sua volta contribuire a tutte le anomalie fin qui descritte.
Tuttavia, ulteriori studi si rendono necessari allo scopo di ottenere risultati maggiormente conclusivi sull’argomento e a costruire eventualmente una curva dose detrimento che, in questo studio di carattere retrospettivo non è stato possibile ottenere.
Pubblicato su: Andrologia, Volume 43, 312-316, 2011
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