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Intervista al Dott. Giovanni D'Amore - Responsabile del Settore Radiazioni di ARPA Piemonte

 

La revisione della normativa per la protezione del pubblico dall’esposizione ai CEM non è ancora del tutto completa. In attesa dell’emanazione delle linee guida, come opera ARPA nello svolgimento dei propri compiti?

 

ARPA agisce sulla base della normativa attualmente in vigore, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati alle valutazioni preventive per il rilascio dei pareri che, nella nuova versione della normativa, saranno basate su valori che tengano conto anche della variabilità delle emissioni degli impianti - i cosiddetti alfa24 - ricreando esattamente quelle che sono le condizioni di funzionamento dell’impianto e permettendo di fare valutazioni non basate solo sul massimo della potenza ma anche sulla variabilità del segnale.

 

In più, nelle valutazioni, occorrerebbe tenere conto anche della attenuazione degli edifici; questi aspetti sono rimasti ancora non definiti in quanto sono oggetto di linee guida non ancora emanate.

Di fatto al momento continuiamo a non considerarli.

 

Attualmente infatti le valutazioni vengono effettuate considerando la potenza massima dell’impianto e non tenendo conto dell’attenuazione degli edifici ad eccezione del caso in cui l’impianto sia installato sopra ad una abitazione; se non ci sono aperture nello spazio sottostante teniamo conto della attenuazione dei muri, ma in realtà si tratta di una tipologia di valutazione molto particolare.

 

Per quanto riguarda gli altri aspetti, stiamo attendendo che siano emanate formalmente le linee guida prima di passare all’applicazione. Se al momento facessimo riferimento operativamente a quanto riportato nelle bozze di linee guida useremmo criteri di valutazione per l'espressione dei pareri contestabili sul piano normativo.

 

Una puntualizzazione che si potrebbe aggiungere: tra le cose che rientrano nella nuova normativa e che potrebbero già essere applicate c’è il nuovo metodo di effettuazione delle misure e, in particolare di verifica sperimentale del rispetto dei limiti indicato nella norma tecnica che il CEI ha emanato sulla base di quanto previsto dalla Legge 221/2012.

 

Di conseguenza, in questa fase, sarebbe possibile considerare questa normativa tecnica che però in diverse situazioni non si riesce a mettere in atto. La nuova normativa tecnica indica, infatti, un metodo per determinare, sulla base dei valori misurati, livelli di esposizione al campo elettrico estrapolati tenendo conto di fattori di variabilità dell'emissione specifici del singolo impianto oggetto del controllo.

 

Spesso questi fattori non sono recuperabili perché non vengono forniti dai gestori con la conseguente impossibilità di applicare la metodologia di valutazione. Tali problematiche sono imputabili al fatto che per alcune tipologie di impianti non sono state ancora predisposti i sistemi per la fornitura dei dati di interesse sui parametri alfa24.

 

 

Nello svolgimento del proprio lavoro ARPA si trova quotidianamente a stretto contatto con il pubblico. Come è cambiata la percezione del rischio nel tempo?

 

L’impressione di ARPA è che mediamente ci sia una minore attenzione verso la tematica dei CEM, probabilmente dovuta anche al fatto che ormai sono diversi anni che il tema dell’esposizione ai campi elettromagnetici - ed in particolare dell’esposizione a determinate sorgenti - è stato sollevato e portato all’attenzione dei cittadini con l’organizzazione di numerosi comitati in relazione all’installazione di nuovi impianti.

 

Questo aspetto però nel tempo è progressivamente diminuito anche se ciò non significa che l’attenzione verso il tema dell’esposizione ai campi elettromagnetici sia completamente scomparsa, infatti localmente continuano ad esserci situazioni particolarmente critiche dal punto di vista della percezione del rischio da parte dei cittadini con comitati che si oppongono all’installazione di nuovi impianti. Si tratta però di situazioni più che altro episodiche e non sistematiche, a differenza del passato dove questo tipo di manifestazioni era molto più diffuso.

 

In definitiva, sulla base dell’esperienza di ARPA Piemonte sul territorio regionale, l’impressione è che ci sia ancora un certo grado di attenzione riguardo alla questione campi elettromagnetici, ma su livelli inferiori rispetto al passato.

 

 

Le attività di controllo sul territorio sono comunemente affiancate da iniziative di informazione e di coinvolgimento dei cittadini. Esistono esperienze rivelatesi di particolare efficacia?

 

ARPA ha messo in atto diverse iniziative di informazione e di coinvolgimento dei cittadini, tra cui la partecipazione ad assemblee pubbliche, organizzate nello specifico per spiegare le motivazioni alla base del rilascio dei pareri preventivi all'installazione degli impianti, soprattutto in certi periodi in cui l’attenzione da parte del pubblico era significativamente più elevata.

 

Al momento ARPA Piemonte ritiene che lo strumento di informazione e comunicazione più efficace sia rappresentato dal sito web, sia attraverso pagine in cui vengono spiegate le modalità di esposizione e gli aspetti legati ai rischi sanitari, nonché le metodologie di misura e quanto riportato nelle normative, sia attraverso l’illustrazione delle campagne di misura condotte da ARPA, con la presentazione dei risultati e l’indicazione puntuale del processo di monitoraggio.

 

A tal proposito, sul sito di ARPA Piemonte, è stato attivato un geo-portale di facile accesso per i cittadini che, tramite un’interfaccia GIS, possono accedere ai siti in cui sono stati effettuati rilievi con la possibilità di visualizzare le posizioni esatte in cui sono state condotte le misure ed i risultati, compreso anche un archivio storico dei livelli di campo.

 

Nel geo-portale sono riportate sia le misure puntuali che i rilievi effettuati sul lungo periodo con centraline; nel secondo caso si riportano il dato medio ed il dato massimo rilevato. Si tratta quindi di dati di dettaglio che servono innanzitutto a garantire la trasparenza delle informazioni e permettono inoltre ai cittadini di comprendere in modo immediato quale sia la situazione nelle zone di interesse rapportata con i limiti che la normativa indica.

 

Si tratta quindi di uno strumento molto utile ed efficace dal punto di vista della gestione del rapporto con i cittadini.

 

ARPA Piemonte ha svolto inoltre attività di educazione ambientale orientata in particolare ai docenti di istituti secondari, con un primo piano di formazione dedicata agli insegnanti e poi eventualmente con la classe attraverso lavori congiunti; si tratta di un’attività di informazione ritenuta estremamente utile in quanto interviene a livello educativo coinvolgendo gli attori principali del processo, ovvero gli insegnanti, ed ha avuto effetti di risposta positivi anche da parte degli studenti.

 

 

La crescente diffusione delle reti WiFi anche in ambienti pubblici, comprese le scuole, ha originato un forte interesse circa i possibili rischi da esposizione. Quali sono le esperienze di ARPA Piemonte a questo riguardo?

 

ARPA Piemonte ha ricevuto richieste da parte di scuole e comuni che avevano installato reti WiFi ad accesso libero. Le nostre esperienze sono principalmente legate ad un livello informativo, in quanto spesso il committente istituzionale (preside o funzionario comunale) vuole principalmente capire le dimensioni del problema.

 

Chiarito che per questa tipologia di impianti spesso il problema dell’esposizione non c’è, quello che è stato fatto come risposta alle richieste è più che altro un’attività di analisi teorica e di valutazione di impatto delle antenne comprensiva di elaborazione di relazioni in cui venivano presentate le mappe indicanti i livelli di esposizione presenti nelle aree di interesse sia indoor che outdoor dovuti a questa specifica tipologia di impianti.

 

Non sono quasi mai state fatte misure, in quanto si sarebbe trattato di un’attività non adeguata alle dimensioni del problema.

 

 

Quale contributo fornisce ARPA in relazione agli studi sull’esposizione ai CEM? Quali sono i progetti di ricerca in corso?

 

Il contributo che ARPA fornisce in relazione agli studi sull’esposizione ai CEM è la valutazione sia sperimentale, tramite misure, che teorica, tramite modelli di calcolo,dell'esposizione ai CEM nonchèla caratterizzazione di specifiche sorgenti di interesse per l'ambiente dove avvienel’esposizione.

 

In questo contesto, nell’ambito ad esempio degli studi epidemiologici, ARPA può ricoprire un ruolo di rilievo per quanto riguarda gli aspetti dosimetrici, ovvero la caratterizzazione dell’esposizione di gruppi di popolazioni studiati; a tal proposito è in via di definizione e approvazione un progetto con risorse che il Ministero dell’Ambiente dovrebbe fornire al sistema agenziale, per effettuare uno studio epidemiologico sull’esposizione della popolazione a campi elettromagnetici con particolare riferimento agli ambienti complessi, dove l’esposizione può diventare significativa.

Tale progetto è in fase di approvazione formale e coinvolge le agenzie e le regioni.

 

Nell’ambito dell’utilizzo di queste risorse è prevista anche l’implementazione dei catasti regionali delle sorgenti di campo elettromagnetico;, un progetto estremamente ampio che riguarda la messa a punto di un sistema informativo nazionale riguardante le sorgenti di campo elettromagnetico basato su catasti regionali. Questo è quindi un aspetto su cui ARPA Piemonte e ARPA di altre regioni contribuiranno in modo significativo.

 

ARPA Piemonte al momento è anche coinvolta in un progetto di scambio culturale con l’agenzia di protezione ambientale della municipalità di Pechino (Beijing Environmental Protection Bureau), che ha mostrato interesse nell’approfondimento e nel confronto per quanto riguarda le modalità di monitoraggio soprattutto in riferimento ai sistemi automatici di monitoraggio da noi messi a punto.

Si tratta di un’attività di scambio che partirà a settembre con incontri sia in Italia che a Pechino tra ARPA Piemonte e i colleghi dell’agenzia ambientale cinese.

 

Questi sono solo alcuni dei progetti già in fase di realizzazione; l’impegno di ARPA riguarda sempre attività di studio e approfondimento per la messa a punto di nuove metodiche di misura e nuovi sistemi di monitoraggio che peraltro gli aggiornamenti normativi spesso impongono.

 


 

Giovanni d’Amore, nato nel 1961 a Gallipoli (Le), è laureato in fisica e direttore del Dipartimento Tematico Radiazioni di ARPA Piemonte. Nel corso della sua attività professionale si è dedicato in modo specifico alla protezione ambientale dalle radiazioni non ionizzanti. I risultati della sua attività di ricerca sono stati oggetto di numerose pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali.


Svolge attività di formazione anche tramite l’organizzazione di corsi e convegni su temi inerenti la protezione dalle radiazioni non ionizzanti e, più in generale, da agenti fisici. E’ membro del comitato scientifico consultivo della Scuola Superiore di Radioprotezione “Carlo Polvani” dell’AIRP (Associazione Italiana di Radioprotezione)


Ha svolto attività di docenza presso la Scuola di Specializzazione in Fisica Sanitaria dell’Università di Torino e presso la III Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino.
Attualmente, tiene il corso “Campi elettromagnetici e radiazioni non ionizzanti” presso la Scuola di Specializzazione in Fisica Medica dell’Università degli studi di Torino.

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