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Effetti dei campi a bassa frequenza a livello neurovegetativo


Si è ipotizzato che l'esposizione a campi elettrici e magnetici a bassa frequenza possa essere associata a gravi malattie neurovegetative quali il Morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

Queste patologie, che hanno come comune denominatore la morte di gruppi specifici di neuroni, e le eventuali associazioni tra insorgenza ed esposizione ai campi a bassa frequenza sono estremamente difficili da studiare in quanto presentano problemi di natura metodologica nella valutazione della dose, fattori di confondimento e bassa statistica dovuta al numero esiguo di casi.

Il morbo di Parkinson è caratterizzato da tre sintomi classici: tremore, rigidità e lentezza dei movimenti (bradicinesia) ai quali si associano disturbi di equilibrio, atteggiamento curvo, impaccio all'andatura, e molti altri sintomi definiti secondari perché sono meno specifici e non sono determinanti ai fini di una diagnosi.

Da un punto di vista anatomopatologico il Morbo di Parkinson è caratterizzato dalla degenerazione di alcuni neuroni situati in zone profonde del cervello, la cosiddetta substantia nigra. Queste cellule sono deputate alla produzione della dopamina, un neurotrasmettitore responsabile dell'attivazione del movimento.

 

La sclerosi multipla, o sclerosi a placche, è una malattia cronica autoimmune demielinizzante che colpisce il cervello ed il midollo spinale.

È caratterizzata da una degenerazione della mielina che rappresenta il costituente della guaina che riveste parte del corpo dei neuroni permettendo la trasmissione rapida ed integra degli impulsi nervosi; un danno a livello di guaina mielinica si traduce in un forte rallentamento della velocità di trasmissione delle informazioni nelle fibre nervose.

 

Per quanto riguarda nello specifico sia il Morbo di Parkinson che la Sclerosi Multipla il numero di casi è estremamente limitato e gli studi epidemiologici condotti non hanno messo in evidenza una associazione tra esposizione a campi a bassa frequenza ed insorgenza di queste patologie.

 

Per quanto riguarda il Morbo di Alzheimer e la SLA il numero di studi specifici pubblicati è maggiore.

 

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia degenerativa progressiva del sistema nervoso che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto. Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva ed irreversibile della capacità di deglutizione, dell'articolazione della parola e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che può avere un'estensione variabile, fino alla compromissione dei muscoli respiratori.

 

Da un punto di vista anatomopatologico i tratti caratterizzanti la SLA sono la degenerazione delle cellule che compongono il corno anteriore, l'indurimento (sclerosi) della sostanza bianca dell'encefalo e del midollo spinale e la degenerazione dei moto neuroni.

 

Alcuni studi suggeriscono che le persone addette a lavori elettrici possano avere un maggior rischio di sclerosi laterale amiotrofica, i risultati degli studi sembrano dare credito all'ipotesi che l'essere sottoposti a scosse elettriche, di intensità tale da provocare la caduta del soggetto e, a volte la perdita di coscienza, possa aumentare il rischio di contrarre, anche a distanza di anni, la malattia.

Alcuni autori hanno osservato su animali demielinizzazione e morte neuronale in seguito a traumi da scossa elettrica; questo, se confermato e riportabile all'uomo, potrebbe fornire una spiegazione al meccanismo che, dalla scossa elettrica, porta, a distanza di anni all'insorgenza della patologia.

 

Riguardo alla semplice esposizione a campi elettrici e magnetici a bassa frequenza studi condotti nel corso degli anni '90 su personale esposto per motivi professionali a campi a bassa frequenza avevano messo in evidenza una lieve associazione positiva tra esposizione ai campi ELF ed insorgenza della SLA, soprattutto nei soggetti la cui esposizione cronica risultava prolungata negli anni. Altri studi effettuati in periodi più recenti, sempre su professionalmente esposti, hanno mostrato, solo per soggetti di sesso maschile, un aumento del rischio legato alla esposizione a campi ELF ed anche a campi a radiofrequenza e microonde. In ogni caso, la bassissima potenza statistica, non permette di trarre delle indicazioni conclusive inoltre, le indagini condotte sempre su persone che per motivi professionali hanno lavorato a contatto diretto con la corrente elettrica, sono state effettuate senza separare la componente "scossa elettrica" dalla componente "semplice esposizione", per cui non esistono dati relativi soltanto alla esposizione.

Per quanto riguarda poi il meccanismo a spiegare l'associazione tra scossa elettrica ed insorgenza della SLA si ipotizza che la scarica sui neuroni possa innescare dei cambiamenti persistenti a livello di eccitabilità neuronale, inoltre, in alcune parti del cervello un massiccio treno di impulsi che arriva alle sinapsi può provocare cambiamenti patologici nel flusso dello ione Ca++ attraverso il canale NMDA, innescando così una rezione, coinvolgente lo ione Mg++, che porta ad un aumento dell'efficienza sinaptica e all'attivazione di cellule post sinaptiche. Tale effetto può perdurare per mesi dopo il trauma causato dalla scossa. L'anomalo flusso di Ca++ influenza il metabolismo mitocondriale, con conseguente iperproduzione di specie reattive dell'ossigeno (stress ossidativo) ed effetti devastanti sui neuroni.

 

Il Morbo di Alzheimer è una malattia degenerativa progressiva che pregiudica le cellule cerebrali, rendendo l'individuo che ne è affetto incapace di una vita normale e portandolo alla morte.

I primi sintomi osservabili della malattia consistono nella perdita di memoria a breve termine; con l'avanzare della malattia, i sintomi includono confusione, irritabilità e aggressività, sbalzi di umore, difficoltà nel linguaggio, perdita della memoria a lungo termine e progressive disfunzioni sensoriali. La malattia sembra essere associata a placche amiloidi ed ammassi di proteina tau presenti nel cervello.

 

Trovare attraverso studi epidemiologici associazioni tra esposizione a campi a bassa frequenza e comparsa del Morbo di Alzheimer è estremamente complesso. I risultati dei primi studi effettuati attorno agli anni '90 sembravano supportare una ipotesi di associazione. Questi studi però presentavano dei limiti legati al fatto che la patologia oggetto di indagine spesso non viene riportata nei certificati di morte, è estremamente complessa da diagnosticare ed inoltre la valutazione delle esposizioni, basata su matrici legate alla attività professionale svolta dall'individuo, risultava spesso imprecisa. Considerando i risultati degli studi più recenti, le associazioni più forti sono state trovate in studi su base ospedaliera affetti da distorsioni di selezione, ma anche su alcuni studi su popolazione anche se in modo discordante. Le analisi di sottogruppi all'interno dei singoli studi rafforzano l'impressione di dati incoerenti e l'eterogeneità statistica tra i risultati scoraggia una aggregazione dei dati.

 

Conclusioni

 

Da parte del mondo scientifico era stato ipotizzato che sussistesse una associazione tra esposizione ai campi elettrici e magnetici a bassa frequenza e comparsa di patologie gravi a livello neurovegetativo quali: il Morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, il morbo di Alzheimer e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

Per quanto concerne il Morbo di Parkinson e la sclerosi multipla gli studi effettuati sono pochi e non mettono in evidenza una associazione tra esposizione ed insorgenza della patologia.

Per quanto riguarda invece Morbo di Alzheimer e la SLA, il numero degli studi pubblicati è maggiore.

Se si considera nello specifico la SLA, ci sono report scientifici che ipotizzano un aumento del rischio per i lavoratori a contatto con correnti elettriche; non è stato però trovato un meccanismo a legare la semplice esposizione a campi a bassa frequenza all'insorgenza della malattia. I fattori confondenti sono numerosi, in particolare la possibilità che il danno a livello neurovegetativo che porta alla insorgenza della SLA sia dovuto ad incidenti esterni, come ad esempio le scosse elettriche. Pertanto l'unica conclusione possibile è di una evidenza inadeguata tra esposizione ai campi a bassa frequenza ed insorgenza della SLA.

Per quanto riguarda invece il Morbo di Alzheimer, gli studi focalizzati sulla malattia e non sulla mortalità non indicano una associazione con l'esposizione a campi ELF. Altri studi meno recenti invece indicano associazioni a diversi livelli. Si può pertanto concludere, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, che l'associazione tra esposizione ai campi a bassa frequenza ed insorgenza del Morbo di Alzheimer sia inadeguata.

 

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Glossario

 

Canale NMDA: recettore postsinaptico che per effetto delle variazioni del potenziale di membrane lascia fluire ioni Na++ e Ca++ all'interno del neurone e ione K+ all'esterno. Una depolarizzazione conseguente a forte scossa elettrica può bloccare temporaneamente il meccanismo.

 

Corno anteriore: parte anteriore del ventricolo laterale del cervello

 

Placca amiloide: ammasso extracellulare composto da corpi dendridici e gliali aggregati caratterizzato dalla presenza di peptide amiloide, una proteina codificata all'interno del cromosoma 21.

 

Proteina tau: proteina fondamentale nella costituzione dello scheletro cellulare dell'assone . L'accumulo di questa proteina e la sua redistribuzione nel corpo cellulare e nel dendrite sono associati a patologie gravi quali l'Alzheimer.

 

Substantia nigra: formazione nervosa che si estende per tutta la lunghezza del mesencefalo il cui nome è dovuto alla presenza di neuroni ad elevato pigmento malanico che conferiscono alla zona un caratteristico colore scuro. I neuroni che compongono la substantia nigra sono classificabili nella categoria dei dopaminergici, ciò significa che utilizzano la dopamina per stabilire la sinapsi.

 

 

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