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Parere della scienza

 

Questa sezione del sito è dedicata a chi desidera avere infomazioni di elevato livello scientifico sugli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute umana, ma anche sullo stato di avanzamento della ricerca scientifica e sui pareri ufficiali degli organismi internazionali.

 

Viene anche trattato il tema dell'utilizzo dei campi elettromagnetici in medicina ed in diagnostica attraverso una serie di brevi articoli introduttivi.

Infine, un ultima sezione, è dedicata alla segnalazione di articoli di interesse pubblicati sulle principali riviste scientifiche internazionali.

 


 

InVitro Effects of Low Frequency Electromagnetic Fields on Osteoblast Proliferation and Maturation in an Inflammatory Environment

 

Hsin -Yi Lin, Yu -Jen Lin

 

È noto da tempo in letteratura che l’esposizione delle cellule ossee o dei precursori di queste ultime a campi pulsati a bassa frequenza (dell’ordine dei 60-75 Hz) produce una alterazione dei livelli di calcio intracellulare avente come risultato una variazione dell’attività dell’enzima ossido nitrico sintasi riassumibile in un aumento della sintesi di una specie reattiva dell’ossigeno, l’ossido nitrico (NO) all’interno delle cellule stesse.

La presenza di ossido nitrico nelle cellule delle ossa è strettamente associata alla proliferazione e alla differenziazione e gli osteoblasti stessi, se stimolati con campi pulsati a bassa frequenza o con citochine, sono in grado di sintetizzare NO.

 

Una moderata sintesi di ossido nitrico negli osteoblasti è necessaria per il mantenimento del corretto ritmo di crescita; si tratta però di un fenomeno caratterizzato da un livello di soglia oltre il quale la sintesi di ossido nitrico diventa inibitoria e potenzialmente tossica per le cellule delle ossa.

 

Il processo sopra descritto, nei limiti dettati dalle soglie di tossicità dell’ossido nitrico, può trovare applicazione in campo clinico per stimolare la riparazione di piccole fratture ossee.

 

In dettaglio, durante il processo di ricostruzione ossea, i precursori delle cellule ossee prima proliferano, poi maturano e infine depositano i minerali.

La fase di proliferazione degli osteoblasti è caratterizzata da un’elevata espressione dei geni della matrice extracellulare; quando le cellule entrano nella fase di maturazione, la proliferazione diminuisce e aumenta l’espressione di proteine deputate alla formazione della matrice stessa quali il collagene di tipo I (COL I) e la fosfatasi alcalina (ALP).

L’ultimo passaggio, infine, include la mineralizzazione della matrice extracellulare ed è caratterizzato dalla presenza di proteine specifiche quali l’osteocalcina (OC).

 

La capacità dei campi pulsati a bassa frequenza di promuovere la proliferazione, la maturazione e la mineralizzazione degli osteoblasti rende possibile uno sfruttamento della loro applicazione nel favorire i processi di riparazione di piccole fratture (inferiori ad un cm).

 

Per quanto riguarda invece la riparazione di fratture superiori ad 1cm, i campi pulsati da soli non sono sufficienti, in questi casi occorre agire in sincronia con l’impianto di particolari impalcature (scaffolds) ingegnerizzate che vengono posizionate chirurgicamente all’interno delle fessure con lo scopo di indurre la crescita del tessuto osseo.

 

L’incisione chirurgica e la presenza dell’impianto possono però provocare infiammazioni acute e talvolta anche croniche e durante il processo infiammatorio, i macrofagi possono rilasciare specie reattive dell’ossigeno (ROS) tra cui anche NO, che, sommandosi a quello prodotto dall’applicazione del campo pulsato, determina un superamento della soglia ed un conseguente ritardo nel processo di ricostruzione ossea.

 

Va infatti ricordato che una moderata densità (< 20 µM) di ossido nitrico è in grado di stimolare il processo di ricrescita, mentre alte concentrazioni di NO (> 40 µM) inibiscono la ricostruzione ossea e riducono il numero di osteoclasti.

Gli scaffod utilizzati in supporto alla applicazione di campi pulsati a bassa frequenza sono realizzati in chitosano, un materiale poroso, biocompatibile e osteoinduttivo.

Tuttavia, come affermato in precedenza, l’inserzione in situ di un corpo esterno, quale uno scaffold è spesso causa di infiammazione che può ritardare o compromettere la riparazione ossea.

Alla luce di questo, lo scopo dello studio presentato consiste in una verifica della capacità di stimolazione della ricostruzione ossea da parte dei campi pulsati in presenza di infiammazione.

 

Per creare in vitro condizioni il più possibile simili a quelle fisiologiche riscontrabili in caso di inserzione di uno scaffold in situ, gli osteoblasti sono stati messi in coltura direttamente su uno scaffold di chitosano insieme a macrofagi stimolati a rilasciare ROS.

La coltura così ottenuta è stata poi esposta per 9 ore a campi magnetici pulsati a frequenza 75 Hz, induzione magnetica pari a 1.5 mT e durata dell’impulso pari a 1.3 ms.

 

Successivamente gli osteoblasti sono stati analizzati per proliferazione, attività della fosfatasi alcalina (ALP), vitalità ed espressione genica del collagene di tipo I (COL I) e dell’osteocalcina (OC); tali parametri sono stati esaminati sia subito dopo l’esposizione sia 7 giorni dopo (giorni 0 e 7). La coltura che non è stata esposta ai campi è stata utilizzata come controllo.

 

Al giorno 7, nella coltura cellulare esposta ai campi pulsati è stata rilevata una maggior quantità di NO (65 µM) rispetto ai controlli (17 µM). Malgrado la concentrazione di NO, già a livelli citotossici, gli osteoblasti esposti ai campi hanno comunque mostrato una maggiore proliferazione cellulare (23%), vitalità (36%) ed espressione di COL I (3-4 volte in più) rispetto ai controlli.

 

Gli osteoblasti esposti hanno inoltre evidenziato una riduzione del 41% nell’attività dell’ALP, associata ad una anticipazione dello stadio di inizio di formazione della matrice, confermata dall’aumento della espressione di COL I.

Al contrario, l’espressione di OC non è stata rilevata né nei controlli né nei gruppi esposti ai campi, e ciò è probabilmente dovuto al fatto che nel giorno 7 le cellule non sono ancora entrate nella fase specifica di mineralizzazione.

 

Lo studio proposto ha quindi messo in evidenza che, anche in presenza di fenomeni infiammatori, l’esposizione a campi magnetici pulsati a frequenza 75 Hz può portare ad un aumento della proliferazione e della vitalità degli osteoblasti, ad un maggior rilascio di NO e ad un aumento della espressione del collagene, tutti fenomeni legati ad una avvenuta stimolazione nella produzione della matrice e quindi nella riparazione di fratture anche di grandi dimensioni.

 

I risultati descritti sono stati ottenuti in colture in vitro, ulteriori studi si rendono necessari per affermare con maggior certezza che i campi pulsati a bassa frequenza, applicati in situ sulla frattura, siano in grado, in associazione a scaffold ingegnerizzati in chitosano, di coadiuvare la riparazione del tessuto osseo anche per grandi fratture ed in presenza di infiammazioni.



 

Pubblicato su: Bioelectromagnetics 32:552 - 560 (2011)

 


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Impact of cell phone use on men's semen parameters


T. Gutschim B. Mohamad Al-Ali, R. Shamloul, K. Pummer, H. Trummer


Uno studio retrospettivo condotto da ricercatori canadesi ed austriaci è stato portato avanti con l’obiettivo di determinare i potenziali effetti dell’utilizzo del telefono cellulare sui parametri biologici caratterizzanti la fertilità maschile. Questo tipo di indagini partono dalla ipotesi che l’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza generati dai telefoni mobili possa in qualche modo creare problemi a livello di corretto funzionamento biologico dell’apparato riproduttivo maschile. Questa tematica al momento rientra tra gli obiettivi primari di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, unitamente agli effetti della esposizione su bambini, adolescenti e soggetti professionalmente esposti.


Nello specifico, sono stati esaminati 2110 volontari con età media pari a 31 anni che dal 1993 al 2007 sono stati in cura presso una clinica per l’infertilità per una serie disparata di problemi. Dai volontari sono stati esclusi i fumatori, i consumatori di alcool, e i pazienti affetti da patologie sistemiche o varicocele. I volontari sono stati poi suddivisi in due differenti gruppi in base all’utilizzo o meno del telefono cellulare: 991 utilizzatori (gruppo A) contro 1119 non utilizzatori (gruppo B). Le analisi sono state condotte esaminando sia numero e morfologia degli spermatozoi, sia i livelli nel sangue di alcuni ormoni quali il testosterone, l’ormone follicolo stimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH) e la prolattina (PR).


Dalle analisi effettuate, sono state evidenziate alterazioni patologiche nella morfologia degli spermatozoi nel 68% dei volontari appartenenti al gruppo A, e nel 58% dei pazienti del gruppo B.

Inoltre la percentuale di spermatozoi con anomalie morfologiche è risultata maggiore nel gruppo degli utilizzatori rispetto ai non utilizzatori di telefono (45% contro 27%).


Per quanto riguarda la conta degli spermatozoi non sono invece state osservate differenze significative nei due gruppi.


Dalle analisi dei profili ormonali, sono state riscontrate differenze tra i due gruppi nei livelli di testosterone che tendevano ad essere significativamente più elevati negli utilizzatori di telefono cellulare ed LH, per il quale invece si è registrata la tendenza opposta, mentre i valori di FSH e PRL sono risultati simili.


I risultati ottenuti da questo studio hanno evidenziato una significativa riduzione della qualità spermatica negli utilizzatori di telefono cellulare, incluse alterazioni nella motilità e nella morfologia. Al contrario, l’esposizione alle radiofrequenze emesse dai cellulari sembra non avere effetti sulla conta spermatica totale, e ciò può costituire un indice del fatto che alcune funzioni testicolari rimangano inalterate in seguito all’esposizione.


Sebbene i meccanismi che stanno alla base di effetti queste variazioni non siano del tutto conosciuti,si può ipotizzare che ci sia un effetto specifico dovuto alla esposizione ai campi elettromagnetici, o che si tratti semplicemente dell’esito di un surriscaldamento locale, o della combinazione di entrambi.


Si può però ipotizzare che essi, sia direttamente che indirettamente, possano agire a livello dell’apparato riproduttivo maschile causando danni quali modifiche a livello della cromatina degli spermatozoi, alterazioni nella spermatogenesi e a livello di DNA spermatico.


Altre ipotesi speculative riguardano i livelli di stress che, come ampiamente dimostrato nella letteratura scientifica, possono inficiare la qualità spermatica e condurre alla infertilità maschile; è noto infatti che i soggetti utilizzatori di cellulare sono spesso sottoposti a livelli di stress superiori rispetto ai non utilizzatori, questo potrebbe a sua volta contribuire a tutte le anomalie fin qui descritte.


Tuttavia, ulteriori studi si rendono necessari allo scopo di ottenere risultati maggiormente conclusivi sull’argomento e a costruire eventualmente una curva dose detrimento che, in questo studio di carattere retrospettivo non è stato possibile ottenere.

Pubblicato su: Andrologia, Volume 43, 312-316, 2011


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Subcategories

  • Effetti della esposizione ai campi elettromagnetici

    In questa sottosezione viene proposta una serie di articoli riguardanti gli effetti della esposizione ai campi elettromagnetici. Gli articoli sono il frutto di una analisi critica della letteratura scientifica pubblicata negli ultimi 10-15 anni su riviste internazionali riportanti i risultati di studi effettuati in vivo, in vitro, su animali ed epidemiologici sull'uomo. A corredo di ogni singolo articolo viene riportata una dettagliata bibliografia ad uso del lettore interessato ad approfondire i singoli argomenti dal punto di vista scientifico specifico ed unm glossario dei termini finalizzato a facilitare la comprensione del documento anche al lettore meno esperto.

  • La ricerca scientifica

    La ricerca sugli eventuali effetti dei campi elettromagnetici, così come accade per tutti gli altri agenti, sia fisici che chimici, viene effettuata attraverso tre precise e distinte tipologie di studio, ciascuna delle quali presenta delle peculiarità che la rendono adatta ad indagare un particolare aspetto a scapito di altri. Il quadro completo delle conoscenze che porta ad una eventuale classificazione di un determinato agente lo si ha solo attraverso l'unione e l'integrazione di queste tre tipologie di indagine scientifica.

    • Studi in vitro

      Studi effettuati a livello cellulare su singola cellula o su gruppi di cellule

    • Studi in vivo

      Indagini effettuate in vivo su animali da laboratorio o primati oppure sull'uomo in base a reclutamenti volontari conseguenti ad adesione a programmi di ricerca

    • Studi epidemiologici

      Introduzione alla lettura ed alla interpretazione di uno studio epidemiologico

       

  • Programmi di Ricerca

     

    In questa sezione vengono presentate schede informative sintetiche riguardanti i programmi di ricerca internazionali che si sono svolti a partire dal 2000 fino ai giorni nostri. Di questi programmi vengono presentati i report finali, ove disponibili, oppure i documenti riportanti gli stati di avanzamento dei lavori.

     

      Programmi terminati, di cui sono disponibili i report finali.

     


     

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