Cancerogenesi dei campi a radiofrequenza: studi epidemiologici


Gli studi epidemiologici riguardanti gli eventuali effetti cancerogeni della esposizione a campi a RF si sono focalizzati principalmente sui tumori intracranici (gliomi e meningiomi) e sui neurinomi acustici, dal momento che l'energia elettromagnetica incidente viene rilasciata per la maggior parte in piccole aree della testa in vicinanza del terminale mobile.

Alcune indagini sono state effettuate, anche se in misura minore, relativamente ad altri tumori sempre in regione testa/collo, quali ad esempio le neoplasie delle ghiandole salivari.

 

Le indagini epidemiologiche condotte ad oggi comprendono studi di coorte, studi caso controllo e ricerche effettuate su cluster di persone a cui è stata diagnosticata una delle neoplasie sopracitate.

 

L'attività di ricerca sulle eventuali associazioni tra esposizione ai campi a radiofrequenza ed incidenza di tumori intracranici è iniziata massicciamente intorno al 2000, quando il numero di telefoni cellulari in circolazione ha iniziato ad aumentare in modo esponenziale.

 

Indagini conoscitive sono state portate avanti da gruppi indipendenti afferenti ad istituti di ricerca di carattere internazionale e attraverso programmi europei, come ad esempio Interphone, uno studio epidemiologico di immensa portata che ha coinvolto laboratori di 13 paesi, tra cui anche l'Italia, su una analisi retrospettiva costruita seguendo un protocollo comune.

 

Studi su gliomi

 

I gliomi sono i più comuni tumori maligni del sistema nervoso centrale che originano da degenerazioni delle cellule della glia e sono particolarmente difficili da trattare a causa della loro elevata invasività e della rapida evoluzione. La loro incidenza è estremamente elevata dal momento che rappresenta circa il 40% di tutte le patologie tumorali a carico del sistema nervoso.

 

Dei 14 studi originari, in cui è stata indagata l'associazione tra esposizione a campi elettromagnetici ed insorgenza di glioma, 12 hanno riscontrato un rischio relativo prossimo ad 1, che significa assenza di associazione tra esposizione a campi a radiofrequenza ed insorgenza della malattia. Due studi soltanto hanno invece trovato un aumento del rischio indipendentemente dal tempo intercorso dal primo utilizzo del telefono cellulare, con un rischio relativo che aumenta in funzione dell'utilizzo del telefono cellulare.

 

Il fatto che 12 studi su 14 non abbiano riscontrato alcuna associazione ha portato la comunità scientifica a pensare che i due studi in cui è stata riscontrata associazione siano affetti da bias metodologici o di altra natura su cui si deve indagare. Nella fattispecie, le indagini, ad una meta analisi critica approfondita, hanno messo in evidenza problematiche relative alla scelta dei casi e dei criteri di esclusione, nonché alle modalità di valutazione dosimetrica. Questo non significa che le associazioni positive trovate non sussistano, ma sicuramente i risultati sono affetti da errori random che ne rendono l'interpretazione enormemente difficoltosa.

 

Nel complesso, i dati risultanti dalle indagini epidemiologiche attualmente disponibili, non suggeriscono quindi una associazione causale tra utilizzo di telefono cellulare e rischio di glioma, sebbene esistano incertezze dovute ad inconsistenze tra i risultati dei vari studi che spesso hanno valutato i medesimi parametri attraverso differenti protocolli, rendendo di fatto il confronto impossibile o estremamente complicato. A questo si aggiungono errori nella valutazione delle esposizioni nonché possibili bias tipici di uno studio epidemiologico, come ad esempio la selezione dei casi e l'accostamento dei controlli.

 

Inoltre, nella valutazione di un eventuale rapporto causa/effetto, va tenuto in considerazione il tempo impiegato da questa neoplasia specifica per manifestarsi. Il tempo intercorso tra l'esposizione al potenziale agente iniziatore e la manifestazione degli effetti del glioma può variare da 5 a 20 anni. La sintomatologia è legata alla posizione ed al grado di malignità del tumore; più elevato è il grado di malignità, più rapida sarà la manifestazione e la successiva evoluzione. In ogni caso, il tempo trascorso tra l'inizio dell'utilizzo massiccio del telefono cellulare e i rilevamenti dei dati epidemiologici potrebbe non essere stato sufficiente per consentire l'identificazione e l'inclusione negli studi delle forme a crescita più lenta.

 

Studi su meningiomi


I meningiomi sono tumori benigni endocranici caratterizzati da una crescita estremamente lenta e da prolungati periodi di latenza; essi originano dalle cellule di rivestimento dei villi aracnoidei e si ritiene che rappresentino il 15% di tutti i tumori cerebrali.

 

Tra le indagini epidemiologiche condotte riguardo ad una eventuale associazione tra esposizione a campi a RF ed insorgenza di meningioma, soltanto gli studi effettuati da Hardell hanno evidenziato un rischio per meningioma in relazione all'utilizzo del terminale telefonico, senza distinzioni tra telefono analogico e telefono digitale con un picco per gli utilizzatori decennali; tutte le altre indagini hanno invece riscontrato un rischio relativo prossimo o inferiore all'unità, indipendentemente dal tempo intercorso dal primo utilizzo del telefono.

 

Di conseguenza si può affermare, con un certo grado di ragionevolezza, che non sussiste nessuna evidenza causale riguardo una associazione tra utilizzo del telefono cellulare ed insorgenza di meningioma.

 

Nell'interpretazione dei risultati degli studi scientifici occorre tenere in considerazione il lungo periodo di latenza che caratterizza questa malattia. A differenza dei gliomi altamente maligni, i meningiomi sono tumori a crescita estremamente lenta, con periodi di latenza che possono superare anche i 30 anni; infatti alcuni soggetti affetti da meningioma possono non presentare sintomi per lunghi periodi di tempo dal momento che il tumore si limita a comprimere il cervello senza invaderlo. Ciò significa che una parte considerevole dei soggetti inclusi in questi studi potrebbe aver sviluppato la neoplasia molti anni prima di aver iniziato ad utilizzare il celluare; ciò rende le indagini ancor più difficili da interpretare.

 

Studi su neurinoma acustico


Il neurinoma acustico è un tumore benigno che origina dalle guaine di rivestimento dell'ottavo nervo cranico e presenta una evoluzione sostanzialmente lenta. Rimane pressoché asintomatico anche per decine di anni e spesso viene diagnosticato, quasi casualmente, in seguito ad accertamenti per ipoacusia o problemi generici alla vista.

 

I tredici studi originari sull'associazione tra esposizione a campi elettromagnetici ed incidenza di neurinoma acustico coinvolgono un numero di casi molto basso. Gli studi associativi invece sono caratterizzati da un campione di dimensioni accettabili, soprattutto quelli portati avanti nell'ambito di Interphone.

 

Tutti gli studi, tranne le indagini condotte dal gruppo di Hardell, non hanno evidenziato alcuna associazione tra esposizione ed insorgenza della patologia in oggetto, nemmeno negli utilizzatori di lunga data (10 anni e più).

 

Come il meningioma, anche il neurinoma acustico è caratterizzato da un periodo di latenza estremamente prolungato e ciò porta anche in questo caso ad incertezze riguardo all'interpretazione dei risultati, in quanto alcuni casi diagnosticati potrebbero essere relativi a neoplasie sviluppatesi prima dell'avvento dei telefoni cellulari e rimaste asintomatiche fino alla diagnosi.

 

Studi su tumori alle ghiandole salivari

 

Riguardo agli specifici tumori delle ghiandole salivari sono stati effettuati 4 studi caso controllo ed uno studio di coorte che non hanno fornito indicazioni su una eventuale associazione positiva tra esposizione a campi a RF da telefonia cellulare e insorgenza delle varie patologie in oggetto. L'analisi comparativa e associativa dei dati ottenuti dai vari studi mostra addirittura associazioni negative, sia per le neoplasie benigne ( Adenoma pleomorfo, Mioepitelioma benigno, Tumore di Warthin (adenolinfoma), Adenoma a cellule basali, Oncocitoma, Adenoma canalicolare, Adenoma sebaceo, Linfadenoma, Papilloma intraduttale, Cisto-adenoma) che per quelle maligne. Le associazioni negative non devono essere però interpretate come un potenziale effetto benefico dell'utilizzo del telefono cellulare, ma come artifici dovuti a bassa potenza statistica ed errori nella selezione dei casi e dei controlli.

 

Programma Interphone

 

Il programma Interphone ed i relativi risultati meritano un capitolo a parte in quanto si è trattato di uno studio su larga scala nel corso del quale, laboratori di diversi paesi europei hanno effettuato le medesime indagini epidemiologiche utilizzando un protocollo comune, al fine di unificare, in fase di interpretazione dati, i risultati ottenendo così una elevata potenza statistica.

 

Lo studio, iniziato nel 2000, ha coinvolto infatti laboratori di 13 Paesi, tra cui anche l'Italia che hanno effettuato raccolte di dati e successive elaborazioni focalizzandosi su quattro tipologie di tumore: il glioma, il meningioma , le neoplasie del nervo acustico e delle ghiandole parotidi, le stesse considerate in precedenza da altre indagini effettuate su scala minore da singoli laboratori.

Nel corso dello studio sono state analizzate le storie d'uso del cellulare (raccolte tramite intervista o questionario) di oltre 10.700 presone di età compresa tra i 30 e i 59 anni. Di queste, 2708 erano pazienti con diagnosi di glioma, 2409 con diagnosi di meningioma, 1105 con neurinoma acustico e circa 7800 controlli, ossia persone non affette da tumore.

A tutti è stato chiesto di indicare il periodo d'inizio dell'utilizzo del cellulare, il numero di telefonate effettuato e il tempo medio trascorso al telefono nell'arco di una giornata.

Tra gli utilizzatori regolari di telefono cellulare, lo studio non ha riscontrato alcun aumento del rischio per glioma o meningioma in relazione al periodo trascorso dall'inizio dell'uso del telefonino. Anzi, verosimilmente a causa di artefatti metodologici , questo gruppo di persone presentava un'apparente diminuzione del rischio (OR=0.81 95% CI: 0.70-0.94 per il

glioma, OR=0.79 95% CI: 0.68-0.91 per il meningioma).

 

Le elaborazioni più recenti effettuate relativamente ai dati disponibili sul neurinoma acustico hanno confermato la medesima mancanza di associazione tra utilizzo del telefono cellulare ed insorgenza della neoplasia (OR=0.85 95% CI: 0.69-1.04).

 

Non è stato osservato nessun aumento del rischio di tumore cerebrale neppure tra coloro che facevano uso del telefono cellulare da dieci anni o più.

 

Per quello che riguarda le analisi del rischio in relazione a livelli crescenti di utilizzo del cellulare, è stato osservato un lieve incremento del rischio di glioma (OR=1.40 95% CI:1.03-1.89), di neurinoma acustico (OR=2.79 95% CI: 1.51 – 5.16) ed in misura minore di meningioma (OR=1.15 95% CI:0.81-1.62) esclusivamente tra gli utilizzatori classificati nel decile più elevato di ore cumulative d'uso (soggetti che hanno dichiarato un numero di ore trascorse al telefono superiore a 1640).

 

Per quanto concerne il neurinoma acustico, l'OR più elevato potrebbe far pensare ad un livello di rischio superiore, in realtà questo valore di OR presente nel decimo decile, non risulta nei decili inferiori, compreso il nono; potrebbe pertanto trattarsi di un bias statistico piuttosto che di una reale relazione causa/effetto. La stessa mancanza di associazione per i decili inferiori è stata osservata anche nelle analisi relative al meningioma ed al glioma.

 

In tutti i casi, escluso il neurinoma acustico, il rischio risulta aumentato se si prendono in considerazione i soggetti con diagnosi di tumore a carico del lobo temporale, dove l'assorbimento dell'energia portata dal campo a radiofrequenza durante una conversazione telefonica è superiore, ed i soggetti che avevano dichiarato di utilizzare il telefono dalla stessa parte in cui era stato diagnosticato il tumore (ipsilateralità).

I dati relativi alle analisi di lateralità possono però essere caratterizzati dalla presenza di bias che ne possono inficiare i risultati. Se si analizzano infatti le risposte fornite ai questionari infatti emerge che molti soggetti avevano dichiarato livelli d'uso del cellulare inverosimili (anche 12 ore al giorno o più, in media); queste dichiarazioni non plausibile erano inoltre molto più frequenti tra i casi rispetto ai controlli, il che fa pensare ad errori dovuti principalmente alla distorsione del ricordo, frequente in studi epidemiologici retroattivi basati su intervista o questionari somministrati a pazienti, soprattutto pazienti oncologici con patologie a carico del cervello.

 

Il quadro d'insieme emerso da questo studio e dalla letteratura scientifica preesistente (comprendente oltre a studi epidemiologici anche studi in vivo ed in vitro) non suggerirebbe una relazione causale tra uso del telefono cellulare e tumori cerebrali. Per considerazioni di tipo conclusivo occorre però tenere presente che il tempo di latenza di alcune di queste patologie è superiore rispetto al tempo di studio e che molti tumori, soprattutto meningiomi e neurinomi acustici, diagnosticati dal 2000 ad oggi potrebbero essere insorti anche dieci anni prima dell'avvento dei telefoni cellulari.

 

A maggio 2011, lo IARC, nel corso di un panel di revisione critica ha scelto di collocare i campi elettromagnetici a radiofrequenza all'interno del gruppo 2B (possibilmente cancerogeni, che rappresenta la forma più blanda di classificazione) fondandosi sulle limitate evidenze di associazione tra esposizione ai campi a radiofrequenza emessi dai telefoni cellulari ed insorgenza di patologie neoplastiche cerebrali quali il glioma e il neurinoma acustico nell'uomo e negli animali da esperimento.

 

Lo IARC ha analizzato i risultati sia di studi in vitro, sia di studi in vivo su animali concentrandosi soprattutto su quanto trovato sull'uomo.

 

Per quanto concerne nello specifico gli studi epidemiologici sull'uomo, il panel della IARC successivamente all'analisi sia dei risultati dello studio Interphone, sia delle evidenze indicate nei lavori di Hardell è giunto alla conclusione che le associazioni trovate per il glioma non possono essere archiviate come frutto di casualità, bias o fluttuazioni

statistiche.

Ad avvalorare queste considerazioni ci sono anche i risultati degli studi sul neurinoma acustico, sebbene il numero di casi considerati sia inferiore.

Per quanto riguarda meningioma, tumori della parotide, leucemie, linfomi e altri tipi di tumore, il Gruppo di lavoro ha considerato i dati disponibili insufficienti a stabilire una connessione con l'utilizzo dei telefoni cellulari. Sono stati valutati insufficienti a trarre conclusioni anche gli studi disponibili sull'esposizione occupazionale e analogamente anche quelli riferiti all'esposizione ambientale.

 

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Glossario

 

Cellule della glia: cellule del sistema nervoso che presentano una funzione nutritiva e di sosteno per i neuroni, assicurando l'isolamento dei tessuti nervosi e la protezione da corpi estranei in caso di lesione. Studi recenti attribuiscono alle cellule della glia anche un ruolo nella trasmissione degli impulsi elettrici, sebbene il meccanismo di funzionamento non sia stato completamente compreso.

 

Lobo temporale: la superficie di ciascun emisfero cerebrale è suddivisa in zone chiamate lobi, i nomi derivano dalle principali ossa sovrastanti del cranio, pur non coincidendo con esse. Il lobo temporale si trova al disotto del lobo frontale e del lobo parietale e contiene al suo interno l'area cosiddetta uditiva.

 

Villi aracnoidei: trabecole che dalla membrana aracnoide riversano il liquido cefalo rachidiano all'interno dei seni venosi. L'aracnoide e una delle membrane (o meningi) che avvolgono il cervello ed il tratto iniziale dei nervi.