ECG Changes in Factory workers exposed to 27.2 MHz radiofrequency radiation

Qingsong Chen, Guoyong Xu , Li Lang,AichuYang,Shilin Li,LiwenYang, Chaolin Li,Hanlin Huang and Tao Li


Gli effetti dei campi elettromagnetici a radiofrequenza sul sistema nervoso e sull’apparato cardiovascolare, sono stati a lungo studiati in quanto è noto che il sistema cardiovascolare, ed in particolar modo il muscolo cardiaco sono estremamente sensibili alle correnti esogene prodotte dalla presenza di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici ed anche da campi statici.

 

Gli studi, i cui risultati sono equivoci e non conclusivi, hanno indagato per lo più su variazioni indotte della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e su alterazioni generiche del tracciato elettrocardiografico, non riconducibili ad effetti di natura termica, che sono stati invece riscontrati ma che consistono unicamente in reazioni fisiologiche legate all’aumento della temperatura ambientale per effetto della presenza di una sorgente di campo a radiofrequenza.

 

Allo studio caso controllo in oggetto hanno partecipato 255 donne di età compresa tra 18 e 48 anni (età media 24 anni) impiegate presso una azienda produttrice di scarpe con il compito di saldare materiali plastici tramite macchine funzionanti con campi elettromagnetici a frequenza 27.2 MHz.

 

Ai 255 casi sono stati accoppiati 100 controlli, costituiti da soggetti nella stessa fascia di età, impiegati nella stessa azienda ma non presso macchinari che utilizzano i campi a radiofrequenza.

 

I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: non esposti, esposti da meno di 2 anni ed esposti di lunga data. Il livello medio di campo elettrico misurato sui 6 minuti nelle postazioni lavorative in condizioni operative è risultato pari a 64 V/m con picchi fino a 106 V/m; si tratta di valori che superano, in taluni casi anche abbondantemente, i livelli di riferimento indicati nelle Linee Guida ICNIRP per campi con frequenza compresa nel range 10-400 MHz (61 V/m).

I soggetti esposti rimangono ancorati alla postazione lavorativa assegnata loro per 8 ore al giorno, 6 giorni a settimana.

Nella analisi statistica sono stati presi in considerazione molteplici parametri per ciascun soggetto quali: l’età, la storia lavorativa (inclusi gli orari dei turni), l’anamnesi, la presenza o meno di patologie ereditarie note, l’abitudine al fumo ed al consumo di alcoolici.

 

Per ciascun soggetto coinvolto nello studio è stato registrato l’elettrocardiogramma nel corso della attività lavorativa e l’analisi specifica è stata fatta per i seguenti parametri:

 

 

Una prima analisi dei dati, effettuata non considerando i fattori confondenti, ha messo in evidenza un maggior numero di anomalie nel tracciato dell’elettrocardiogramma delle lavoratrici esposte ai campi a radiofrequenza rispetto ai controlli. Si tratta per la maggior parte dei casi di aritmie (battito irregolare), bradicardie (battito troppo lento) e tachicardie (battito troppo rapido).

 

Il rischio per gli esposti cronici (esposizione superiore ai 2 anni) sembra essere maggiore (OR=3.12 - 95% CI 0.83 – 11.80 per le aritmie, OR= 5.71 – 95% CI 0.73 – 44.46 per la brachicardia) rispetto a quello relativo agli esposti da meno di due anni e ai non esposti; tuttavia, quando è stata effettuata una seconda analisi tenendo conto dell’età dei soggetti, le differenze riscontrate hanno perso il loro significato statistico, tanto da portare i ricercatori ad affermare che la durata della esposizione ai campi a radiofrequenza oggetto di indagine non costituisce un fattore determinante nelle variazioni di tracciato riferibili ad aritmie e bradicardie. Lo stesso risultato lo si è avuto considerando gli stili di vita. L’unico fattore determinante emerso sembra essere l’età del soggetto, andamento confermato da tutta la letteratura scientifica cardiologica.

 

Dalla analisi specifica dei parametri caratteristici del tracciato elettrocardiografico (durata del complesso QRS, durata del QT) non sono emerse differenze sostanziali tra il gruppo esposto ed i controlli.

In pratica, dopo aver analizzato gli elettrocardiogrammi dei partecipanti allo studio (casi e controlli) ed aver preso in considerazione tutti i fattori confondenti possibili, tra cui età, abitudine al fumo, agli alcoolici, sindromi ereditarie, la conclusione a cui sono giunti i ricercatori è che l’esposizione cronica per motivi professionali a campi elettromagnetici a 27.2 MHz non causa alterazioni del tracciato dell’elettrocardiogramma.

Con questo verrebbe a cadere l’ipotesi, accreditata da molti autori, che l’esposizione a campi a radiofrequenza abbia un effetto sulle fibre parasimpatiche eccito secretrici ed eccito motrici del nervo vago traducibili in variazioni rilevanti a carico del tracciato elettrico del cuore.

 

 Glossario:

 

Complesso QRS: Il complesso QRS riproduce la diffusione dello stimolo elettrico attraverso la muscolatura ventricolare. Rappresenta la registrazione elettrica di superficie della depolarizzazione del ventricolo sinistro.

 

Onda PR: indica il tempo necessario all'impulso elettrico per raggiungere il punto nel quale inizia l'attivazione ventricolare

 

Tratto QT: rappresenta il tempo necessario alle cellule cardiache ventricolari per depolarizzarsi e ripolarizzarsi


Onda P: corrisponde alla depolarizzazione degli atrii

 

Onda T: rappresenta la ripolarizzazione dei ventricoli.

  

Pubblicato su: Bioelectromagnetics Febbraio 2013


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