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Effetti dei campi a radiofrequenza su apparato uditivo, coclea ed organi vestibolari

 

Nell'intervallo di frequenza 200 MHz – 6.5 GHz, i campi elettromagnetici pulsati possono dare luogo a sensazioni uditive di volta in volta descritte come un ronzio, un ticchettio o uno schioppettio a seconda delle caratteristiche di modulazione del campo.

 

L'effetto uditivo dei campi a radiofrequenza e delle microonde è stato attribuito ad una espansione termoelastica nella corteccia uditiva del cervello, con una soglia di percezione tra circa 100 e 400 mJ/m2 per impulsi di durata inferiore a 30 μs a 2.45 GHz.

 

Dal momento che gli impulsi possono essere anche di durata molto breve, l'aumento della temperatura dei tessuti per effetto del singolo impulso può risultare anch'esso molto piccolo, dell'ordine del milionesimo di grado centigrado. Si è osservato che per impulsi di durata inferiore ai 30 μs l'entità di questo effetto non dipende dalla potenza assorbita ma dall'energia assorbita per singolo impulso. La grandezza fisica più direttamente collegata a questo effetto è l'assorbimento specifico (SA) che rappresenta l'energia assorbita, nel caso specifico localmente, per unità di massa.

Le sensazioni uditive sopra descritte si verificano per livelli di SA al disopra dei 16 mJ/kg.

 

In ogni caso, una esposizione prolungata a campi pulsati a radiofrequenza o microonde può essere oltre che fastidiosa, potenzialmente pericolosa.

 

Al fine di verificare gli effetti della esposizione a campi a radiofrequenza sull'apparato uditivo sono stati effettuati vari studi su animali.

Le indagini si sono focalizzate principalmente a livello della coclea la cui funzionalità consiste essenzialmente nel trasmettere al nervo uditivo, attraverso il liquido in essa contenuto (perilinfa) vibrazioni proporzionali alla pressione sonora captata dal padiglione uditivo. Tali vibrazioni vengono successivamente tradotte in suono dal cervello.

 

coclea

 

Le cellule della coclea sono estremamente sensibili ad agenti interni ed esterni.

 

Per valutare un eventuale danno a carico della coclea viene utilizzato il metodo delle Emissioni Otoacustiche (OAE) le quali consistono in segnali acustici provenienti dalla coclea che rappresentano la manifestazione dell'attività delle cellule ciliate esterne.

Vi è una stretta correlazione tra la presenza di OAE e lo stato di salute della coclea in quanto anche solo una lesione o un'alterazione funzionale delle cellule ciliate, in grado di determinare una caduta di operatività degli elementi biologici contenuti nella coclea, determina una netta alterazione dell'emissione del segnale otoacustico.

 

Tutte le indagini sono state effettuate esponendo gruppi di ratti a campi a radiofrequenza, sia pulsati che in onda continua e verificando successivamente le caratteristiche dei segnali otoacustici.

I risultati parlano chiaro, per esposizioni croniche a campi a radiofrequenza a 900 MHz con SAR localizzati alla coclea paria 1.2 e 4 W/kg non sono stati riscontrati effetti sulle cellule ciliate esterne delle coclea; analoghi risultati sono stati ottenuti esponendo gli animali a campi a 936 MHz in onda continua a corpo intero oppure con localizzazione sulla coclea e SAR dell'ordine di 1 W/kg o a segnali GSM a 960 MHz e SAR pari a 1 o 2 W/kg localizzati alla testa.

Lo stesso discorso vale per segnali a 1800 MHz pulsati, caratterizzati da impulsi della durata di 0.6 ms e frequenza pari a 217 Hz con SAR pari a 2 W/kg localizzato all'orecchio.

 

L'evidenza scientifica è quindi consistente nel suggerire che i segnali a radiofrequenza simili a quelli utilizzati per la telefonia cellulare non hanno effetto sulle funzioni uditive nei roditori. È stato comunque dimostrato che gli animali sono in grado di percepire i campi a radiofrequenza pulsati come sensazione uditiva per effetto di meccanismi di compressione termoelastica.

 

Conclusioni

 

I campi elettromagnetici pulsati a radiofrequenza possono dare luogo a fastidiose sensazioni uditive che variano a seconda delle caratteristiche di modulazione del campo stesso e che sono causate da interazioni di tipo termoelastico, in genere espansioni.

Un esposizione prolungata a questa tipologia di segnali può essere oltre che fastidiosa, potenzialmente pericolosa.

Le indagini sperimentali sono state effettuate soprattutto con la finalità di verificare eventuali danni a carico della coclea attraverso lo studio delle emissioni otoacustiche.

Prove effettuate su ratti con esposizione a corpo intero o localizzata alla testa e alle orecchie, con campi a onda continua o pulsati, con diversi valori di SAR, non hanno messo in evidenza alterazioni a carico della coclea e delle funzioni uditive in generale.

 

Bibliografia

 

[1] Aran J-M, Carrere N, Dulou P-E, Larrieu S, Letenneur L, Veyret B, Dulon D. Effects of exposure of the ear to GSM microwaves: in vivo and in vitro experimental studies. Int J Audiol 43:545-554; 2004.

 

[2] Galloni P, Lovisolo GA, Mancini S, Parazzini M, Pinto R, Piscitelli M, Ravazzani P, Marino C. Effects of 900 MHz electromagnetic fields on cochlea cells' functionality in rats: evaluation of distortion product otoacoustic emissions. Bioelectromagnetics 26:536-547; 2005a.

 

[3] Galloni P, Piscitelli M, Pinto R, Lovisolo GA, Tognola G, Marino C, Ravazzani P. Electromagnetic fields from mobile phones do not affect the inner auditory system of Sprague-Dawley rats. Rad Res 164:798-804; 2005b

 

[4] United Nations Environment Programma/World Health Organization/International Radiation Protection Association - Electromagnetic Fields (300 Hz to 300 GHz), CXXXVII Environmental Health Criteria – Ginevra, 1993

 

Glossario

 

Espansione termoelastica: Dilatazione di un materiale o di sostanza biologica dovuta all'aumento di temperatura. Questo fenomeno viene chiamato in causa per spiegare la sensazione uditiva provocata dall'irraggiamento della testa con impulsi a microonde o a radiofrequenza. Infatti si pensa che l'esposizione a impulsi a microonde sufficientemente intensi provochi surriscaldamenti, seppure piccoli e rapidi, dei tessuti della testa; questi surriscaldamenti generano, per espansione termoelastica, onde acustiche che raggiungono la coclea (parte dell'orecchio interno), dove eccitano i ricettori acustici.

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